Disturbi alimentari: cosa sono, cause e cura
Il 16 ottobre, come ogni anno, ricorre la giornata mondiale dell’alimentazione:
La Giornata Mondiale dell’Alimentazione ha l’obiettivo primario di sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi legati alla fame nel mondo e allo spreco di cibo; Ogni anno questa giornata rilancia una tematica diversa e quest’anno: Il tema di quest’anno è: “Non lasciare nessuno indietro. Una produzione migliore, una nutrizione migliore, un ambiente migliore e una vita migliore.”
Tematica ampia e complessa nella quale si inserisce anche la prevenzione e la battaglia contro i disturbi alimentari.
I disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono problematiche psicologiche caratterizzate da una relazione patologica con il cibo e l’alimentazione.
Secondo la definizione del Ministero della Salute, oltre che da un anomalo rapporto con il cibo, i disturbi alimentari sono accomunati da un’eccessiva preoccupazione per la forma fisica e da un‘alterata percezione della propria immagine corporea. Inoltre, sono spesso collegati a bassi livelli di autostima che danno origine a disturbi dell’alimentazione con caratteristiche cliniche e psicopatologiche diverse.
Anoressia nervosa, bulimia, obesità, sono solo alcuni dei più conosciuti e diffusi disturbi alimentari. Ma in questo gruppo rientrano tantissime condizioni patologiche che hanno come filo rosso che le lega un rapporto complesso con il cibo e con il proprio corpo.
Ma quali sono le cause? Oggi la comunità scientifica tende a proporre per i disturbi del comportamento alimentare, come per gran parte degli altri, modelli multifattoriali di tipo bio-psico-sociale.
Come per la maggior parte dei disturbi mentali, non è possibile individuare una causa unica ma un insieme di fattori che possono associarsi e interagire in misura e in modo diverso tra loro nel singolo caso, per favorire l’insorgenza e il mantenimento di un disturbo alimentare.
In un quadro multifattoriale, la dimensione psicologica è unanimemente considerata di primaria importanza nei disturbi alimentari più comuni. Anoressia, bulimia, obesità sono associati a determinate caratteristiche psicologiche e la loro stessa definizione implica un disagio legato all’assunzione di cibo e alle sue conseguenze sull’aspetto esteriore.
Analogamente, i fattori familiari entrano in modo vario ma costante nel favorire la comparsa e la persistenza di tali disturbi. Una delle primissime descrizioni della sindrome, nel 1873, si deve a un internista francese, Ernest-Charles Lasègue, il quale incluse l’atteggiamento dei familiari come elemento necessario nel processo diagnostico: genitori troppo esigenti o a contrario scarsamente presenti nella vita del proprio figlio, possono provocare l’insorgenza di tali disturbi.
Per quanto riguarda le possibili cure, di fatti, oggi, la psicoterapia familiare o comunque trattamenti che prevedono il coinvolgimento della famiglia sono considerati parte integrante di qualunque programma di trattamento dei disturbi alimentari. Le linee guida britanniche NICE (National for Health and Care Excellence), molto seguite anche in Italia, raccomandano la terapia familiare come trattamento preferenziale per le anoressie e bulimie infantili, adolescenziali e giovanili e il coinvolgimento della famiglia anche in in età adulta.
l percorso terapeutico dovrà prevedere anche un supporto psicologico, come la psicoterapia individuale, per indagare le cause profonde del problema.
Spesso, infatti, dietro ai disturbi alimentari vi è una forte condizione di disagio, di insicurezza, di bassa autostima e di difficoltà nel relazionarsi con gli altri.
Sono problematiche che si associano spesso ad un senso di inadeguatezza radicato e difficile da affrontare senza il dovuto supporto.
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